


Le lapidi nel portico
Si tratta per lo più di epigrafi sepolcrali appartenenti ad epoche diverse che vanno dalla tarda latinità all’Alto Medioevo, ora murate sotto il portico della chiesa e rinvenute nei dintorni della pieve.
Testimoniano l’insediamento in questi territori nei secoli in cui non abbiamo altre fonti, soprattutto testimoniano, come giustamente osserva il Golinelli, che questo territorio era abitato da persone “divote, nobili e ricche poiché non da altri in que’ tempi erano fatti simili monumenti”.
Teuperga
Lapide sepolcrale mutilata nella sua parte sinistra, di carattere longobardo, rinvenuta dall’arciprete Bartolucci sotto sette seliciati ai piedi del campanile. La mutilazione dimostra che era probabilmente servita per un’altra sepoltura (usanza comune nei secoli scorsi quando si tendeva a riciclare i materiali preziosi come il marmo).
TEUPERGA QUIESCITVITA FA
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TRISTIS FACTUS EGO
Strasulfo, rimasto vedovo di Teuperga, le fa erigere una lapide a ricordo della sua anima. L’anno di datazione appare incerto. Alcuni vi leggono 603, anche perché la tipologia della scrittura “si accosta alla romana antica struttura” (dalla quale pare che degeneri solamente nell’essere alquanto più lungo, stretto ed unito), altri, sostenendo che la parte mancante della data non sembra una D (come sarebbe necessario per comporre DCIII), bensì due circoletti di un’altra ‘C, propendono per 903; ma a questo punto potrebbe essere anche 703 o 803, e in realtà non vi sono sufficienti motivazioni per avallare un’ipotesi piuttosto che un’altra.
De elemosynis
Si tratta di un piccolo mattone, anch’esso mutilo, ritrovato in un antico muro della Chiesa, durante i lavori di restauro e recante l’incisione “DEALD[o P]ECIA d…XR.E.I.i.”, di diffìcile interpretazione.
Secondo alcuni vi si legge De eleemosynis Alta-ris Protasii Ecclesia Dei Filio Christo Redemptori extructa Idi-bus Junii (La chiesa fu costruita, o ricostruita, nelle Idi di giugno, a partire dall’altare di San Protasio con le elemosine dei fedeli). Secondo altri (l’arciprete Bartolucci) potrebbe essere De anno LDII Ecclesia Dei fundata Christo Redemptori est Idibus Junii (La chiesa fu fondata nelle Idi di Giugno del 448), ma in entrambi i casi la lettura, soprattutto della data, appare molto discutibile.
Si suppone appartenente alla chiesa ricostruita dopo le incursioni barbariche del 903.
La piccola Claudia
Notevole perché molto ben conservato e ritrovato in loco dall’instancabile zelo dell’arciprete Bartolucci quasi cinque metri sotto terra (tanto doveva essersi interrato il suolo dall’epoca romana al Settecento) nel rifare la facciata della chiesa e il portico, è l’ossuario di epoca romana con l’epigrafe sepolcrale dedicata alla piccola Claudia, morta a soli undici anni tre mesi e un giorno, dai genitori Claudio Zozimo e Percennia Lucifera:
… CLAUDIAE. P. FILIAEIUS
QUAE VIXITANN. XIMENS. III. DI
P CIAUDIUS ZOZIMUS ET
PERCENNIA LUCIFERA
PARENTES POSUERUNT…
Agathemer
La più pregevole, per il fregio raffigurante una testa ornata di fronde e la scrittura capitolare romana, è sicuramente quella proveniente dalla chiesa di San Pancrazio dei Casoni a Dugliolo, dove nel Settecento veniva usata come soglia della chiesa. Portata alla Pieve dall’arciprete Bartolucci, reca la dedica, probabilmente sepolcrale, del marito Agathemer alla moglie Tigridis:
DM
FL TIGRIDIS AGATHEMER
AVGN
CONIVGI
BM