La comunità di Pieve di Budrio

Quando è nata la comunità di Pieve di Budrio?

Riguardo la fondazione di questa comunità non esistono fonti certe, ma lo studioso Golinelli fa risalire l’antichissima Pieve di Budrio all’anno 401 per opera del vescovo di Bologna, San Felice, (400-30) che da Diacono, a Milano era stato presente allo scoprimento fatto da S. Ambrogio (374-97) delle reliquie degli illustri martiri.

Per quanto concerne l’intitolazione della chiesa ai santi Gervasio e Protasio, va detto che la venerazione verso questi santi milanesi fu introdotta nel bolognese proprio da San Felice fortemente influenzato in quel periodo non solo dal ritrovamento dei corpi e la successiva loro traslazione nel 386 nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano, ma anche dalla figura e dal carisma di Ambrogio, che in occasione del ritrovamento delle reliquie dei protomartiri Vitale e Agricola aveva visitato Bologna. Questa influenza dell’inizio del V secolo viene comunemente indicato nella storia ecclesiastica dell’Italia centro-settentrionale come “Età ambrosiana”.

Con lo spostamento dell’imperatore da Milano a Ravenna, il nuovo punto di riferimento sociale diventa Ravenna e di conseguenza per la fede è il suo Vescovo Apollinare.

Lo storico giunge a questo periodo considerando che i primi nuclei di diffusione del cristianesimo nella nostra regione, prendono le mosse da Ravenna e si irradiarono attraverso i nodi viari più importanti, primo fra tutti la via consolare, attecchirono dapprima nelle città poste sulla via Emilia, dove più forte era l’insediamento umano e più facili e frequenti erano gli scambi culturali. Da qui i vescovi della diocesi di Bologna all’inizio del V secolo si spinsero in uno slancio missionario nella cristianizzazione del territorio extraurbano-rurale dove man mano ci si allontanava dall’asse viario principale, persistevano gruppi isolati di pagani, romani o addirittura preromani.

Riferibile all’influenza della chiesa ravennate è invece l’attribuzione a Vitale della paternità di Gervasio e Protasio. È in seguito all’accresciuta importanza della diocesi di Ravenna che Vitale, martire bolognese, perde le sue origini e separato dal suo compagno di martirio, Agricola, diventa marito di Valeria e padre dei due illustri martiri milanesi.

Assai improbabile, in quanto assolutamente privo di riferimenti storici, appare la presunta annessione alla chiesa di un monastero basiliano. Notizia che riferisce il Golinelli collocando nel 550 un monastero di monaci Basiliani unito alla chiesa della Pieve. Ciò giustificherebbe il forte influsso nel nostro territorio della chiesa bizantina di Ravenna.

Nell’VIII e IX secolo questo territorio fu oggetto di saccheggi da parte di truppe longobarde, di Goti, di Bizantini e nel X secolo, di Ungari che più di una volta distrussero la chiesa originaria.