La chiesa sommersa

Attraversando le cantine sot­tostanti la canonica, lungo un percorso sempre discendente, si arriva a costeggiare un muro visi­bilmente più antico, inglobato nel sistema strutturale portante del complesso ecclesiastico, ma che presenta caratteristiche che ne fanno supporre l’originario ruolo di parete esterna. Uno stretto e suggestivo pertugio attraverso la parete ci porta all’interno della parte architetto­nicamente più antica e misterio­sa del complesso ecclesiastico: la chiesa sommersa.

Essa si presenta oggi accessi­bile solo nella parte absidale di quella che appare come la navata di destra, ricolma di fango fino a circa un metro al di sotto dell’imposta della volta. Nella pare­te dell’abside semicircolare è visi­bile una finestra a strombatura obliqua. L’arco absidale termina, verso l’interno della chiesa, in un’esile semicolonna portante, arricchita da un semplice capitel­lo. Tra la nave e l’abside non è presente il transetto. Le pareti dell’abside sono rinforzate da archi formati da coni di mattoni inseriti nella tessitura muraria. Gli elementi componenti sia la muratura che le ornamentazioni sono realizzati in mattoni manubriati.

L’altezza della nave laterale simile a quella della nave centra­le ed allo stesso tempo l’abside illuminato da una finestra, non ci consentono di stabilire con certezza se siamo in presenza di una cripta o di una sottochiesa scomparsa in seguito all’innalza­mento del piano di campagna a causa delle alluvioni dell’Idice e sulla quale è edificata la chiesa attuale.

Heinrich Bodmer, pur riconoscendo la necessità di una ben più approfondita campagna di scavi, ne diede un’affascinante interpretazione definendola “…una chiesa preromanica costruita dopo il mille. … Si tratta di una basilica a tre navi, le quali, senza l’intervento di un transetto, ter­minano in tre absidi semicircola­ri illuminate da finestre a strom­batura obliqua. … Le tre navi sono coperte da volte a crocerà sorrette da piloni, oggi nascosti, ma facilmente individuabili dal­l’analogia con le numerose chiese dello stesso tipo, nell’Italia supe­riore”. Escludendo che potesse trattarsi di una cripta, in quanto secondo lui si oppone a questa ipotesi sia la forma tozza dei piloni sia le finestre a strombo obliquo delle absidi “…che per­mettono alla luce di entrare all’interno, fatto inesplicabile in una cripta situata sotto il livello del pavimento inferiore della chiesa […]”, avanzò l’ipotesi che si trattasse di “…una chiesa infe­riore che portava sull’esteso piano delle sue volte un’altra costruzione delle medesime dimensioni e con lo stesso carattere stilistico appartenente all’arte romanica”.

Lo stesso Bodmer, partendo dalla larghezza dell’imboccatura dell’abside, tentò anche di ipo­tizzarne le dimensioni complessi­ve: posto che l’abside misura circa m.3,90, la larghezza della chiesa doveva essere di circa m. 10,50, simile a quella della chiesa attuale, ad esclusione del percorso coperto che oggi collegano la chiesa al campanile e della sacrestia vecchia. La lunghez­za doveva essere circa m. 15 o 16, cioè doveva arrivare, sul lato anteriore, a comprendere la seconda cappella, mentre sul lato posteriore non doveva andare oltre la zona dell’altare attuale. Con uno scandaglio ne cercò il pavimento, senza raggiungerlo (arrivò a m.3,70 sotto la som­mità della volta).

La chiesa è stata oggetto più volte in passato di studi e scavi archeologici, sempre interrotti a causa dell’insufficienza dei fondi necessari al consolidamento della chiesa superiore ed alla contem­poranea estrazione dell’acqua di falda, particolarmente ricca nella zona di scavo.

Gli scavi effettuati dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici dell’Emilia Romagna tra il 1969 ed il 1970 rilevarono che la chiesa sotterranea era ancora più antica, rispetto alla stima effet­tuata dal Bodmer, e probabil­mente risaliva al sec. VIII – IX, anziché al primo dopo il Mille.

                                 foto Claudio Stagni 2001