Foglietto settimanale dal 4 all’ 11 Maggio 2025 – III Domenica di Pasqua – Anno C

Dopo un fallimento da dove si ricomincia?

Siamo fragili, possiamo sbagliare, il fallimento fa parte della nostra realtà di creature, (succede anche nella relazione con Dio) ma se è vero che possiamo sbagliare, è altrettanto vero che possiamo ricominciare.

Oggi il brano del Vangelo ci mostra non solo come Dio ci aiuta a rialzarci dai nostri sbagli, ma – cosa ancor più difficile – come ricostruire quelle relazioni che sembrerebbero definitivamente spezzate sotto il peso dei fallimenti affettivi.

Quando siamo delusi, ci rendiamo conto di aver sbagliato o peggio ancora pensiamo che sia impossibile o troppo difficile rimediare, la nostra reazione istintiva è quella di chiudere e dimenticare il prima possibile.

Fare come Pietro che vuole tornare al vecchio mestiere di pescatore, come se volesse riavvolgere il nastro della propria vita a prima dell’incontro con Gesù.

Ma dietro Pietro, c’è una comunità dispersa, incerta, coinvolta nelle sue decisioni e insieme si ritrovano a vivere, una nuova esperienza di fallimento; resa evidente dalla frase: “anche quella notte non prendono nulla”.

Quella notte” molto simile a quella che aveva segnato l’inizio della sequela di Pietro (cf Lc 5,5) – «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti» – quella volta si trattava di un fallimento professionale qui di un fallimento relazionale. Pietro ha tradito l’amico e maestro e la rete vuota, fa sentire ancor di più, il vuoto che ora abita il suo cuore.

Gesù invece vuole entrare nei nostri fallimenti, ci aiuta a guardarli, a trasformarli e farli diventare un’occasione di grazia. Anche noi quando siamo delusi, scoraggiati facciamo fatica a riconoscere Dio nella nostra vita perché concentrati solo sui nostri errori.

Nelle situazioni di fallimento Gesù invita i discepoli a ritornare con lui e calare nuovamente le reti. Ed è infatti attraverso quei gesti e quelle parole che il discepolo amato può riconoscere il Signore: lo riconosce perché non l’ha abbandonato ma ha saputo restare ai piedi della croce e accogliere la madre di Gesù nella sua vita.

Pietro non riesce a riconoscerlo perché il peso del suo tradimento ne offusca la vista, prima deve prendere consapevolezza del proprio peccato.

Incomprensibile e paradossale può sembrare il fatto che Pietro, prima di buttarsi in acqua si veste, ma come Adamo dopo il peccato si nasconde perché si sente nudo, “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto… (Gen 3,9) così in Pietro possiamo riconoscere il tentativo di coprirsi davanti a Gesù per la vergogna di averlo tradito.

Pietro riconosciuto poi Gesù, si butta in mare (simbolo della morte), con la certezza che Gesù lo tirerà fuori, offrendogli nuovamente la salvezza.

Non dimentichiamoci la rete piena di pesci: Pietro, diventato consapevole della sua fragilità, può ora prendersi cura della comunità. Comunità espressa nell’immagine della rete che sebbene piena di centocinquantatre grossi pesci (numero che indica tutte le specie di pesci conosciute a quel tempo) non si spezza a significare che se le nostre comunità sono unite a Gesù sono salde e non si spezzano.

Dopo la cena, ecco l’incontro personale con Pietro dove Gesù chiede a Pietro cosa è disposto a mettere in gioco in quella relazione. E lo fa attraverso tre domande sull’amore: 1 – mi ami più di costoro?; 2 – mi ami?;  3 – mi vuoi bene? Sembra un gioco al ribasso…

Pietro, alla terza domanda si rattrista, si rende conto che Gesù vede in lui delle risorse e delle potenzialità che Pietro non riesce a scorgere in sè, ma nonostante questo, Gesù gli consegna prima il gregge, poi gli agnelli e infine le pecore, come a dire: va bene, Pietro, anche se oggi riesci solo a volermi bene, io mi fido lo stesso di te!

Pietro è ora in grado di riprendere il cammino ma non più legato alla sola forza della sua volontà ma bensì alla certezza di sentirsi perdonato. Questo è il vero fondamento di ogni cammino, di ogni sequela: lasciarsi guidare, permettere a Dio di portarci dove egli vuole.

Pietro ha sperimentato su di sé lo sguardo di misericordia di Gesù, sguardo che ora è affidato alla Chiesa, affinché possa esercitarlo per tutti quei centocinquantatré grossi pesci che stanno nella rete, per tutte le persone, nessuno escluso… e se la Chiesa tradisce quello sguardo, viene meno alla sua missione fondamentale.

Chiediamoci allora: Cosa vuol dire per me guardare ai miei fallimenti insieme con il Risorto? Cosa posso oggi mettere in gioco nella mia relazione con Gesù?