Foglietto settimanale dal 25 Maggio al 1° giugno 2025 – VI Domenica di Pasqua – Anno C

Ti voglio dire una cosa: «non sia turbato il vostro cuore»

At 15,1-2.22-29   Sal 66   Ap 21,10-14.22-23   Gv 14,23-29

 

I versetti di questa domenica del Vangelo di Giovanni, si collocano all’interno del lungo discorso di addio di Gesù, sono le parole consegnate ai discepoli prima della passione.

All’inizio e alla fine di questo capitolo 14, che probabilmente costituiva il discorso di addio originale, (prima dell’aggiunta del prosieguo nei capitoli 15-17), troviamo l’invito a non avere paura: «non sia turbato il vostro cuore» (v.1 e v.27). Davanti a tante situazioni della vita Gesù sa bene che il nostro cuore si spaventa per questo, le Sue parole vogliono togliere la paura dal nostro cuore. Non per niente il discorso di Gesù ruota intorno al Suo amore per noi e di conseguenza all’amore tra i discepoli.

In questi versetti, l’amore è messo in relazione con l’osservare o, meglio ancora, con il fare: l’amore deve trasformarsi sempre in azioni coerenti. Se amiamo Gesù, ci fidiamo e siamo chiamati a fare quello che Lui ci chiede: osservare i suoi comandamenti.

È la coerenza tra amore e azione, che ci permette di rimanere nella relazione con Lui, anzi è Gesù che assieme al Padre prende dimora in noi.

Questo dimorare in noi di Gesù è comunione, è espressione di un amore intimo, è presenza che toglie la paura: è Gesù che desidera abitare in noi.

Non dobbiamo sforzarci di elevarci a lui, ma semplicemente accoglierlo, lasciare che Dio venga in noi, diventando noi stessi tempio di Dio.

Come per i discepoli, per la comunità giovannea, e per noi discepoli di ogni tempo, forte è la paura di perderci, di sentirci abbandonati dal Signore, ma l’invio di un altro Paraclito risponde a questa paura e dona rassicurazione.

Paraclito letteralmente vuol dire “colui che è chiamato vicino”, termine che nel linguaggio forense indica l’avvocato, colui che sostiene, incoraggia, parla al posto dell’imputato.

Nel Vangelo di Giovanni, emerge come una sorta di “grande processo” che il mondo istituisce nei confronti di Gesù e di conseguenza, dei suoi seguaci di tutti i tempi, per questo abbiamo bisogno di un avvocato, di un Paraclito che ci insegni e ricordi tutto quello che Gesù ci ha consegnato.

Gesù volutamente ci dona la Sua Pace perché il nostro cuore molto spesso è abitato dalla paura.

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. Interessante è la sottolineatura “Non come la dà il mondo” perché la pace del mondo è quasi sempre una concessione fatta a chi si arrende, una pace che molto spesso diventa ancora più, segno di prepotenza e di potere.

La pace di Gesù viene invece dalla sua presenza in noi, è la pace che rassicura, è la pace di chi si sente custodito, amato e difeso.

Non lasciamoci però sfuggire un particolare molto importante: in questo discorso di addio, Gesù non si presenta mai da solo, ma come colui che è in relazione con il Padre, dal quale torna, e con lo Spirito, che il Padre manda nel nome e per la preghiera di Gesù: Dio è comunione! Spetta a noi decidere se accoglierlo o rifiutarlo.

Quando siamo abitati da Dio siamo abitati dalla comunione che dà pace, quando siamo in conflitto con noi stessi e con Dio, stiamo allontanando Dio dalla nostra vita.

Come leggiamo nel capitolo 15 degli Atti degli Apostoli, anche la prima comunità cristiana, ha avuto tensioni, ma ha sempre cercato di ritrovare la comunione che inevitabilmente ogni tanto si perde, e come i primi cristiani, anche noi siamo chiamati a cercare sempre la strada verso la costruzione dell’unità e della comunione.

 

Chiediamoci allora: in che modo sento che il Signore mi è vicino nelle situazioni della vita? Custodisco la comunione o sono uno che crea conflitto?