Foglietto settimanale dal 24 al 31 Marzo – Domenica delle Palme – Anno B

Tutti iscritti alla scuola della sofferenza.

Il cuore del Vangelo rispecchia in modo particolare le dinamiche umane che emergono quando siamo chiamati a stare nel dolore, nella delusione, nel fallimento, nell’ingiustizia, nell’impotenza.

La scuola della sofferenza è quella dove impariamo a vivere e dove fa emergere quello che siamo. Ripercorriamo il racconto della Passione guardando alcuni personaggi che in un certo modo esprimono lo stare nella scuola della sofferenza e cerchiamo di comprendere qualcosa in più, e forse questa comprensione può aiutarci in questo cammino di conversione verso la Pasqua.

Senza ombra di dubbio chi ha capito prima di tutti il significato della sofferenza è la donna che irrompe improvvisamente nella casa di Simone, che non si è lasciata bloccare dal giudizio e dalle consuetudini. Non dice nulla, ma nel gesto dimostra di aver compreso quello che sta per accadere: spacca un vasetto prezioso di alabastro, versando una quantità enorme di profumo su Gesù (trecento denari, un anno di lavoro!). Anticipa quello che Gesù sta per fare sulla croce: spiega che amare vuol dire versare in eccesso, senza fare conti in tasca. Nell’amore non si torna indietro, ciò che è stato dato non può essere ripreso. Molti, per non dire troppi, non avevano capito né il gesto, nè la lezione del maestro: nel gesto vedevano semplicemente uno spreco; quel profumo poteva essere venduto, come il loro amore, l’amore di cui spesso si fa commercio, amore vissuto come merce di scambio, amore fine al guadagno.

Giuda rappresenta il discepolo stanco di aspettare i tempi di Dio, che preferisce risolvere la questione attraverso le rapide strategie umane ma, quando vogliamo anticipare i tempi di Dio, finiamo nel costruire strade di morte. Ma anche tra tutti i discepoli è evidentissimo un clima di stanchezza, tanto che quando Gesù annuncia che qualcuno lo tradirà: nessuno si meraviglia nè si scandalizza, ma apertamente s’interrogano: “sono forse io?”.

Non può poi mancare chi pensa di essere migliore degli altri: ecco Pietro, che ostenta in maniera spavalda la sua volontà di stare accanto al maestro in ogni circostanza, sarà poi la vita a rivelare chi è veramente Pietro. Con Giacomo e Giovanni si addormenta nell’orto degli Ulivi, fugge e abbandona il maestro quando il rischio della vita si fa alto: spesso proprio chi è spavaldo, taglia più facilmente la corda.

In questa scuola della sofferenza però fa capolino un anonimo fanciullo che fugge via nudo, lasciando il lenzuolo di cui era coperto: ritroveremo alla fine ancora un lenzuolo, nel quale il maestro, ormai morto, sarà avvolto.

Forse quel fanciullo ha anticipato la fine: la vita non può essere trattenuta e il Maestro lascerà il lenzuolo nel sepolcro, proprio come ha fatto lui.

Ritorniamo però a Pietro intento a nascondersi dalle domande di una portinaia, vicino ad un fuoco. Sappiamo tutti che il fuoco riscalda, ma ha anche la capacità di illuminare la figura di Pietro: un discepolo che si è perso, che deve riconoscere di non essere così bravo come pensava. Ecco il pianto al canto del gallo, lacrime di purificazione che bagnando gli occhi gli permettono di vedere le cose in modo nuovo: Pietro vedrà meglio ma soprattutto vedrà meglio sé stesso.

In questa scuola non mancano gli invidiosi come il Sommo sacerdote invidioso verso Gesù perché mette in discussione il suo stile di insegnamento, il suo potere. Per questo si straccia le vesti, si adira, si indigna e… ricorre alla menzogna, alle false accuse, a testimoni ipocriti, pur di togliere di mezzo l’avversario. Strategia molto attuale anche al giorno d’oggi.

Davanti alle diatribe, ai contrasti e alle discussioni purtroppo c’è sempre chi preferisce non prendere una posizione netta: lasciar vincere il più potente e scaricare la colpa sul più debole, su chi non conta niente. Ecco allora Pilato il giudice incapace di dire la verità, narcisista che vuole difendere la sua posizione ed evitare che la sua immagine sia compromessa. Ciò che conta è quello che si pensa di lui, il resto può anche essere cancellato, mistificato, coperto. Pilato è colui che preferisce il consenso alla coscienza quanti “Pilato” sono ancora prepotentemente tra noi!

In questa confusione creata da Pilato, per assurdo trae vantaggio Barabba un delinquente: i delinquenti avanzano mentre i miti vengono sacrificati.

Anche chi non vorrebbe entrare nella scuola della sofferenza ci finisce, è la vita che lo costringe a entrarci, come succede a Simone di Cirene: la sofferenza arriva all’improvviso e ti trova impreparato. Alla fine forse Simone, nel rileggere la sua esperienza si accorgerà che c’era un senso in quella prova inattesa: non c’è mai una sofferenza inutile, sono sempre piccoli frammenti di quel disegno di salvezza che Dio porta a compimento.

A volte capita di imparare sebbene distratti o intenti a pensare ad altro, è il caso di chi si trova lì per fare il suo dovere. È il caso del Centurione dove la sua vita viene sconvolta da un evento improvviso che lo sorprende: Gesù attraverso la sua sofferenza e la sua morte lo spinge a cercare, a mettersi in cammino, fa nascere in lui un desiderio profondo di saperne di più.

Per imparare, per capire è importante osservare, senza pretese di sapere già, senza essere spavaldi, ma guardare contemplare la scena, cercando di coglierne il senso, come fanno le donne che osservano mentre Gesù è deposto dalla croce, e messo nel sepolcro. Prima di giungere a conclusioni sommarie, è meglio fermarsi e cercare di capire.

Ma in questa scuola non mancano nemmeno persone audaci, senza paura, capaci di mettersi allo scoperto, prendersi delle responsabilità. Uno su tutti è Giuseppe di Arimatea che sente il dovere di andare a chiedere il corpo di Gesù colpito dal suo modo di vivere la sofferenza sulla croce. A volte è il dovere che ci salva: in quel momento si doveva solo fare così.

Chiediamo però a Giuseppe d’Arimatea di non seppellire mai la speranza, mentre fa rotolare la pietra che chiude il sepolcro di Gesù.

Chiediamoci allora: In quale figura mi ritrovo nel racconto della passione? Come affronto la sofferenza? Qual è cammino di conversione la passione di Gesù mi chiama ad intraprendere?