Non è un problema mio…arrangiati!
Gen 14,18-20 Sal 109 1Cor 11,23-26 Lc 9,11-17
La nostra esistenza attraversa zone di deserto, prima o poi scende la sera sul giorno di ciascuno di noi. Ci sono tempi in cui ci ritroviamo soli, o attraversati dalla sensazione di aver fallito, di non aver fatto abbastanza. A volte siamo anche consapevoli che non è mancata l’esperienza dell’amore, di aver addirittura gustato la parola di Dio, eppure il vuoto che si apre davanti a noi e ci spaventa! La solitudine poi si amplifica perché difficilmente troviamo chi è disposto a farsi prossimo, ad accompagnarci nell’attraversare questo deserto.
Anche nel vangelo di Luca la gente che è andata da Gesù per ascoltare le sue parole e vedere la potenza dei suoi gesti, a sera si ritrova nel deserto. I discepoli interpellati da Gesù a fronte di questo problema, rispondono con un sano realismo: ognuno se ne vada per la propria strada e pensi per sé. La loro risposta esprime certamente la consapevolezza dei propri limiti ma, se ci pensiamo bene, non è così che molto spesso affrontiamo i problemi degli altri? Cercare il modo più veloce e meno invasivo per toglierci dall’imbarazzo?
Gesù invece, spinge a mettersi in gioco, invita i discepoli e anche noi, a dar da mangiare: è un invito a farci coinvolgersi dalla situazione: solo attraverso questo coinvolgimento in prima persona, riusciremo a capire qualcosa in più di Dio.
Cinque pani e due pesci, un totale di sette elementi, numero che rimanda alla pienezza: hanno tutto, perché il Signore è con loro, ma non se ne rendono conto!
Nessuno richiama il maestro al suo impegno, nessuno esprime la fiducia in Gesù, per questo Gesù, attraverso un rimando al racconto dell’Esodo, li aiuta a fare esperienza di Dio: il popolo d’Israele ha attraversato il deserto e ha trovato sempre il cibo, nonostante la loro continua paura di morire di fame e di sete.
I gesti di Gesù sono descritti attraverso verbi programmatici: prese, alzò, recitò, spezzò… ma l’ultimo verbo distribuire vuole ricordare a tutti noi che quell’azione, iniziata in quel momento, prosegue ancora “e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.”
Gesù ha iniziato a distribuire il pane ai discepoli affinché lo portassero alla gente. È l’azione a cui è chiamata la Chiesa, l’impegno di tutti coloro che vogliono essere seguaci di Cristo.
«vi ho trasmesso quello che a mia volta ho ricevuto» (1Cor 11,23a) si tratta di portare qualcosa che non è nostro. Il nostro è e resta sempre un compito di servizio, anche se molte volte, sopraggiungono purtroppo velleità di potere, di affermazione, di vanagloria…
Notiamo che dopo aver mangiato avanzarono dodici ceste: è il cibo per il nuovo popolo di Dio, a conferma che il pane non mancherà mai nella vita della comunità se resta unita a Dio. Solo avendo questa certezza possiamo riuscire ad attraversare tutti i deserti.
La nostra vita avrà certamente momenti difficili, aridi, faticosi, ma proprio in quei momenti dobbiamo ricordarci che Gesù è con noi, ma non solo, anche noi siamo chiamati ad aiutare il Signore nell’opera di sfamare, accompagnare, farci prossimi verso coloro che si trovano nel deserto.
Chiediamoci allora: dove cerco il pane quando mi trovo nel deserto? Come reagisco quando mi trovo davanti alla fame degli altri?