Foglietto settimanale dal 21 al 28 Gennaio 2024 – Domenica della Parola – III Domenica T.O

Intrappolati nelle reti della vita: dove si esce?

La rete che serve a prendere e raccogliere a volte diventa invece luogo in cui rimanere intrappolati. Per non parlare della rete del virtuale, dove ci perdiamo in mezzo a giudizi, condanne, critiche, ma anche quella dei nostri capricci e delle nostre abitudini.

Giona stesso rimane intrappolato nei suoi schemi, nei suoi capricci: non crede alla misericordia di Dio, soprattutto non crede che i Niniviti si possano convertire e meritino il perdono di Dio.

È un profeta paradossale, perché non accoglie il compito di portare l’annuncio affidatogli da Dio, ma intrappolato nelle sue paure, fugge il più lontano possibile e sebbene il Signore lo raccolga dalle acque di morte in cui si è fatto gettare, non cambia la sua prospettiva. Nonostante tutto la misericordia di Dio lo chiama ad alzarsi, a ricominciare.

È certamente un racconto che invita tutti a cambiare: Dio cambia il suo proposito, i Niniviti cambiano la loro vita, ma l’unico che fino alla fine non cambia è proprio Giona!

Per liberarci dalle nostre reti è necessario un cambiamento nel nostro modo di pensare, (metanoia è il termine greco usato nel Vangelo), cambiamento che deve essere urgente perché il tempo è compiuto, il Regno di Dio si è fatto vicino perché Cristo è qui, ed è solo attraverso Lui che possiamo essere liberati. La Parola di Dio libera dalla nostra cattiveria, dalla sfiducia, dalla disperazione, dal senso di colpa e dalla paura di non farcela.

L’immagine del mare, che rappresenta la morte in cui Giona si butta, ritorna anche nel Vangelo: Gesù viene nelle nostre situazioni di morte, viene a strapparci da quelle reti nelle quali siamo rimasti impigliati. Chiama nella nostra quotidianità: come ha fatto per i primi discepoli, chiamati mentre si dedicano alle loro attività ordinarie.

Simone e Andrea di sera mentre gettano le reti, il loro modo di pescare e di rimanere vicini alla riva, senza prendere il largo presenta l’immagine di chi vive la propria vita all’interno di una rassicurante abitudine che non chiede mai di rischiare veramente.

Giacomo e Giovanni stanno rattoppando le reti, operazione che conclude il lavoro e fatta quando è ormai l’alba. Riparano ciò che si è rotto, non si decidono mai a buttare ciò che dovrebbe essere cambiato è l’immagine di chi continua a mettere toppe su quello che non funziona più.

Molte volte cambiare vuol dire lasciare: Gesù invita i primi discepoli a lasciare qualcosa che non è cattivo (barca, lavoro, lo stesso padre), ma che non permette di vivere pienamente la loro vita.

Probabilmente Gesù amplifica un loro desiderio: un’urgenza del loro cuore, un’urgenza che avvertivano, ma a cui non sapevano dare un nome.

Gesù invece invita a mettersi dietro di lui: questa è la vera sequela! solo così si può vedere dove mette i piedi il maestro, e intraprendono strade che non avremmo mai scelto di percorrere.

Inoltre quando il Signore ci chiama, non vuole distruggere la nostra identità, ma farci diventare pescatori di uomini, essere capaci di mettere quello che siamo a servizio del Regno, non per annullare la nostra persona ma piuttosto per valorizzarci.

Seguire Gesù non è una perdita, ma è un guadagno, è la bellezza di ricominciare ad annunciare!

Chiediamoci allora: ci sono state situazioni, in cui sono rimasto impigliato? Ho chiesto aiuto al Signore per uscirne? Vivo la mia sequela dietro a Cristo, oppure tendo a camminargli davanti?