Foglietto settimanale dal 10 al 17 Marzo 2024 – IV Domenica di Quaresima – Anno B

Dove sono finito? Attraversare i passaggi della vita.

La vita è fatta di passaggi a volte naturali, a volte cercati, ma a volte imposti da altri. Se non è sempre facile e immediato accettare questi cambiamenti, più difficile ancora è accogliere questi passaggi quando sono imposti da altri o dalle situazioni, tanto da viverli come un vero esilio: costretti cioè a lasciare quello che stavamo costruendo, a rinunciare a noi stessi, ai progetti, ai desideri, e persino alle relazioni.

Ecco che il testo delle Cronache, di questa quarta domenica di quaresima, può diventare un’esperienza paradigmatica, simbolo di quello che può accadere nella vita sia di un popolo ma anche di ogni singola persona.

Per Israele, l’esilio significa non essere più padrone della propria terra, della propria vita: un altro decide al suo posto, lo deporta in una terra straniera. Ma questo tempo d’esilio diventerà per Israele anche un tempo paradossalmente privilegiato, perché vivrà l’esperienza della premura di Dio, della fedeltà di Dio, e di come non abbia mai smesso di accompagnarlo.

I passaggi della vita anche se spesso molto dolorosi, ci offrono l’opportunità di ricostruire in modo nuovo, su una terra rigenerata, anche se ricominciare resta sempre difficile, soprattutto quando ti ritrovi davanti alle macerie di una città per lungo tempo lasciata deserta.

Come si può cantare in una terra straniera? L’esilio diventa esperienza di abitare una realtà che non è nostra, che non ci appartiene e nella quale non ci ritroviamo.

Ma l’esilio più pericoloso è quello che viviamo quando abitiamo situazioni di morte, quando ci sentiamo traditi e sconfitti, quando ci sentiamo vittima di un giudizio nel quale non ci riconosciamo. Da quell’esilio però ci salva Cristo come ci ricorda la lettera agli Efesini: Cristo è venuto a liberarci dalla morte che è il vero e più pericoloso esilio.

Ogni volta che ci sentiamo dentro situazioni di morte, dobbiamo ritornare a questa certezza: da morti che eravamo, Cristo ci ha riportato alla vita!

Nicodemo stesso, si trova in un passaggio importante della vita, sta inseguendo le sue domande, animato dal dubbio e dalla curiosità. Il modo in cui stava vivendo la sua fede non rispondeva più alle esigenze del suo cuore, stava cercando un modo nuovo di credere e di amare che Gesù descrive con un’immagine: è un passaggio dalle tenebre alla luce, dal dubbio alla verità, dalla paura alla vita.

Nicodemo personaggio noto, un capo dei Giudei, un fariseo va da Gesù di notte, per non essere visto? per non compromettersi? o forse perché “la notte” che riporta il Vangelo di Giovanni è la notte che c’è nel suo cuore. Gesù stesso spiega questo passaggio: “Chi è nelle tenebre ha paura di essere giudicato, chi invece è nella luce è libero e può essere pienamente se stesso”. Chi è nelle tenebre non riesce ad abitare pienamente la propria vita perché schiavo delle paure, dei pregiudizi: vive una vita di esilio.

Se ci lasciamo ossessionare dalle paure queste si materializzano e avvelenano la vita; come succede ad Israele nel deserto dove la paura prende la forma di serpenti velenosi che avvelena il popolo.

Se per guarire da quella paura, Dio indica a Israele di guardare il serpente di rame innalzato da Mosè su un’asta; oggi Gesù attraverso quell’immagine vuole aiutare Nicodemo, e anche noi, a fare un ulteriore passaggio: la nostra liberazione passa attraverso il figlio dell’uomo innalzato sulla croce, è a lui che dobbiamo guardare per risorgere dalle nostre situazioni di morte. Cristo è colui che ci fa compiere il grande passaggio della nostra vita, quello che dalla morte, e da ogni situazione di morte, ci fa entrare nella vita.

Chiediamoci allora: quale grande passaggio della vita sto vivendo in questo momento? Come il Signore mi sta aiutando a uscire dalle mie situazioni di morte?