Foglietto Settimanale dal 10 al 17 Dicembre – II Domenica di Avvento

Lavori in corso: mettere mano alle macerie della propria vita

Quando siamo usciti da una relazione, magari sbattendo la porta, è difficile ritornarvi, e lo stesso succede quando si spegne la relazione con Dio, impensabile poterla ritrovare.

Sono situazione che potremmo chiamare di esilio, facendo nostra l’immagine del profeta Isaia, che però apriva al “libretto della consolazione”, scritto proprio per coloro che stavano per tornare, dopo la deportazione babilonese, preoccupati di quello che avrebbero trovato tornando nel loro paese: solo macerie, le stesse che troveranno forse i popoli che ora sono in guerra.

Anche la nostra vita a volte ci sembra bombardata, per questo rinunciamo a guardarla anzi molto spesso non vogliamo più ritornarci, autocondannandoci così a vivere per sempre in esilio, lontani da noi stessi, a volte dai nostri cari, abbandonando ogni opera di ricostruzione. Può essere che a volte quell’esilio sia stata una condanna, o una nostra iniziativa, oppure sia semplicemente capitato: ma le cose sono andate così.

Ma è proprio in questa situazione molto frequente per tutti noi, che Dio vuole dire una parola di consolazione: in questo popolo in marcia ci siamo anche tutti noi, ognuno con il proprio esilio: bambini, poveri, madri, malati, persone arrabbiate, delusi, ecc.

Nell’immagine di Isaia possiamo però scoprire un duplice cammino: da una parte il popolo che torna, dall’altra è il Signore stesso che gli va incontro, come nella parabola del padre misericordioso, c’è il figlio che torna, ma c’è anche il padre che corre ad abbracciarlo.

Ed è in questo cammino del ritornare, che possiamo preparare la strada al Signore che ci viene incontro perché se lasciamo crescere le distanze non troveremo più il sentiero, e non ci sarà più un sentiero sul quale incontrarsi.

Siamo quindi tutti chiamati a:

Riempire le valli, per evitare di sprofondare nei nostri pensieri tristi e desolati, con pensieri di bene, nutrendo il cuore con la gioia per il Signore che viene.

Abbassare i monti e i colli del nostro orgoglio e della superbia, che ci impediscono di guardare l’orizzonte: meglio costruire strade pianeggianti invece di elaborare ragionamenti contorti.

Ecco allora la buona notizia di cui Marco parla all’inizio del suo racconto: si può sempre tornare dall’esilio, sempre Dio ci viene incontro, sempre si può ricominciare!

Inizio (archè in greco) è la prima parola del vangelo di Marco, che vuol dire anche motivo, ragione, causa: è Cristo stesso la buona notizia, è in lui e grazie a lui che un nuovo inizio è sempre possibile. Ogni inizio richiede un primo passo e per noi cristiani il battesimo è il segno concreto di questo cambiamento, è l’immagine di una nuova nascita, grembo di una nuova vita.

Giovanni Battista con il suo vestito di pelli, ci ricorda la creazione, quando Adamo viene rivestito così dopo il peccato; e il Giordano è per ogni ebreo l’immagine della soglia, attraversando la quale, il popolo era entrato nella terra promessa.

Annunciando il Vangelo, la Chiesa ci ricorda che c’è sempre la possibilità di un nuovo inizio: anche se te ne sei andato da tanto tempo, o non ne vedi più la possibilità di tornare, anche quando ti vergogni, anche quando ti aspetti di trovare solo macerie, non mollare, mettiti in cammino, perché mentre sei sulla strada, il Signore sta già venendo verso di te.

 

Chiediamoci allora: Sto preparando la via al Signore che mi viene incontro? Qual è il primo passo da cui posso ricominciare?