

La colorazione rossa della muratura, la particolare geometria della tessitura, il rigoroso equilibrio dei volumi e le decorazioni impiegate ne rivelano la datazione più antica rispetto alla chiesa attuale. Lesene rampanti ad evidenziare gli spigoli salgono fino alla copertura, a spiovente legger-mente inclinato; lesene più sottili suddividono le pareti inferiori, nei fianchi sud e nord, e terminano sotto il fregio ad archi.
La parte terminale del campanile è illuminata, su ogni lato, da una grande monofora sormontata da un arco a tutto sesto. Alla base della camera delle campane il solaio, sull’esterno, è marcato da un grazioso fregio di archi pensili sotto ad un cornicione che corre intorno al campanile, occupando lo spazio fra lesena e lesena.
Un altro fregio con archi pensili incrociati, di forma ogivale, indica la presenza del solaio del livello sottostante. L’espediente adottato dall’architettura romanica per alleggerire la massa muraria ha sia funzione strutturale sia estetica, perché legato alla sperimentazione di soluzioni che si evolvono nella ricerca di un verticalismo sempre maggiore, associato all’immagine religiosa di Dio. In questo caso la ricerca si traduce nella scelta delle aperture crescenti verso l’alto e dei fregi formati da archi, aventi i raggi di curvatura che aumentano procedendo dal basso verso l’alto.
Nonostante l’apparente continuità, il campanile è staccato dalla chiesa, per motivi legati alla stabilità strutturale. Particolarmente suggestivo è il varco di accesso al campanile, a cui si accede passando dalla chiesa, sovrastato da una trave costituito da un grande monolite, retaggio di un’antichissima tecnica edilizia. All’interno, al piano terreno, sempre in pietra a vista, sono visibili le tracce di un solaio con i fori di appoggio delle travi in legno, che fanno supporre che la base originale sia nel tempo stata interrata e collocata ad altezza inferiore rispetto al pavimento attuale, probabilmente di alcuni metri. Si giunge al vano campane salendo ripide scale in legno a pioli. Il vano più alto, in cui sono ospitate cinque campane, reca le firme a graffito e carbone, dei campanari ottocenteschi.
Non si conosce con esattezza la data di costruzione del campanile. Il Bodmer, analizzandone le ornamentazioni e in particolare il fregio ad archi pensili incrociati, riconducibili all’architettura gotica, la fa risalire al XIV sec. Ma la forma e la disposizione delle lesene nella parte inferiore, di ispirazione romanica, potrebbero invece indurre a pensare che il campanile sia stato eretto prima, attorno al XI-XII secolo o che sia addirittura antecedente, come suggerisce la Servetti Donati. La tipologia della cornice terminale e degli archetti, insieme alla interruzione della lesena mediana, sono la testimonianza di rifacimenti avvenuti in epoca successiva, ed in particolare nei sec. XIV e XV.
Nelle Memorie della Pieve si leggono alcune testimonianze dei sacerdoti circa le campane: interessante è l’appunto di don Francesco Bartolucci, che in data 29 gennaio 1695 scrive di aver comprato da don Angelo Bianconi, prete della Mascarella, una campana di 345 libbre, da aggiungere alle due già presenti sul campanile.
Le campane originali sono state requisite durante la seconda guerra mondiale, e le attuali nuove campane sono state acquisite successivamente.
